Grigioni - Cultura architettonica

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Chantun Grischun
Cantone dei Grigioni
Le chiese romaniche
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Reformierte Kirche St. Martin*

7432 Zillis-Reischen
Il più antico soffitto ligneo dipinto a motivi figurativi dell’arte occidentale, conservato quasi integralmente.

Chiesa madre dello Schams, di Rheinwald e di Avers, citata nel 840 ca., nel 940 donata dall’imperatore Ottone I alla diocesi di Coira, nel 1357 incorporata nel capitolo del duomo; passata alla Riforma entro il 1535. Scavi condotti negli anni 1938–40 hanno rivelato l’esistenza di una chiesa paleocristiana sopra uno strato antropico di epoca romana, sorta intorno al 500 presumibilmente in seguito alla trasformazione di un edificio profano; l’esedra integrata fu demolita intorno all’800 e sostituita da una terminazione orientale carolingia con tre absidi a ferro di cavallo, secondo la consueta tipologia della Rezia curiense. Del nuovo edificio romanico in conci squadrati del 1110 ca. sopravvivono la navata e la torre campanaria a sud; il piccolo coro rettangolare dovette fare spazio nel 1509 a un coro poligonale tardogotico di Andreas Bühler. Nuove capriate del 1547, rimpiazzate nel corso del restauro globale degli anni 1938–40; ultimi restauri 1972.

Esterni. Aula rettangolare longitudinale e coro leggermente più stretto con grandi finestre a traforo; a filo di muro verso sud snello campanile con specchiature coronate da un fregio di arcatelle; tetto a cuspide di linea spezzata del 1677 di Peter Zurr. Delle aperture romaniche nella navata sono originali i due oculi della facciata a timpano e quello sopra l’ingresso meridionale, mentre secondo l'analisi edilizia la finestre ad arco della facciata a timpano e altre due nella parete sud sono state ricostruite, ma ingrandite per consentire una migliore illuminazione; il fianco nord è privo di finestre. Sulla fronte ovest monumentale immagine di san Cristoforo, metà XIV secolo, del maestro di Waltensburg; restauro conservativo 1995.

Interni. La navata romanica e il coro tardogotico sono separati da un arco trionfale a sesto acuto tagliato in alto dal soffitto piano della navata, il che lascia supporre che nel 1509 si prevedesse anche una nuova edificazione del corpo longitudinale; ai lati dell’arco trionfale finestrelle romaniche ad arco, murate. Nel coro inondato di luce piedritti semicircolari reggono una volta a stella divisa in due campate recanti i monogrammi di Cristo e Maria sulle due chiavi di volta; negli spicchi della volta, a est, firma dell’architetto Andreas Bühler del 1509 e stemma dell’allora parroco Sebastian Castelmur, al vertice del coro stemma della diocesi di Coira e della Lega superiore. Tabernacolo a muro tardogotico con trafori ciechi.

Nella navata soffitto dipinto* romanico di poco posteriore al 1114 (datazione dendrocronologica), unico nel suo genere per l’eccellente stato di conservazione, costituito di complessivi 153 pannelli singoli policromi riquadrati da una cornice ornamentale; restaurati nel 1939–40 e nello stesso periodo riordinati in una nuova sequenza da Erwin Poeschel; consolidati nel 1971–72, nel 1994 e nel 2003–04.

Compositivamente il soffitto segue tre ordini distributivi: i 105 pannelli del ciclo interno, leggibili da est a ovest come le righe di un testo, illustrano la storia della salvazione secondo il Nuovo Testamento, ricollegandosi nell’ultima fila a scene della vita di san Martino, patrono della chiesa. Fungono da fregio di contorno 48 pannelli con fondali marini, popolati da creature fantastiche e mostri acquatici, intervallati da tre raffigurazioni sceniche, da un viaggio per mare, da un episodio di pesca e da un’altra scena nautica non identificabile; ai quattro angoli sono angeli tibicini. Sull’intera composizione si stende una croce delineata da doppi listelli ornamentali, che divide il soffitto in quattro grandi rettangoli.

La concezione del soffitto segue l’impianto di una carta geografica medievale. Lo stile grafico delle immagini e la tipizzazione ricordano le coeve miniature prodotte in Baviera e nell’Italia settentrionale. Ma i dipinti sono opera di artisti locali. Si distinguono due mani, evidentemente quella di un maestro e quella di un aiuto, quest’ultimo riconoscibile dai tratti più esitanti e deboli.

Accompagna il soffitto un fregio murale romanico con meandri e busti di sibille. Sotto il tabernacolo, nel coro, fonte battesimale romanico con bacino sferico del XII secolo; pulpito poligonale del 1647, alla parete ovest semplici sedili del 1730 ca. Organo del 1974.

Schema del soffitto dipinto:
l’odierna disposizione dei pannelli corrisponde all’assetto dato da Erwin Poeschel, che equivale a un’accurata ricostruzione ma non restituisce la sequenza originale.

1 – 48 Le tavole dipinte perimetrali (di cui 13 nuove: dalla 22 alla 25, dalla 27 alla 31, dalla 33 alla 36). Le file esterne sono allineate lungo le pareti. Nei quattro campi d’angolo compaiono angeli tibicini (1, 9, 25, 33), secondo Poeschel personificazioni dei quattro venti, secondo opinioni più recenti angeli apocalittici che annunciano l’inizio del Giudizio finale e trattengono i venti ai quattro angoli del mondo. Tra questi sono fasce continue di linee ondulate recanti mostri marini ed esseri favolosi con code di pesce, interpretati da Poeschel quali simboli del caos, conformemente alla sua chiave di lettura delle tavole perimetrali come zona della minaccia; le tre scene di pesca inframmezzate (10, 11, 12) sono secondo Poeschel da intendersi come illustrazioni della storia di Giona nonché come accenni alla salvazione dei battezzati, i quali spezzano il cerchio malefico dei mostri e preparano gli osservatori alla comprensione del pensiero contenuto nel ciclo principale, il Vangelo. Alla polarizzazione dell’ordine interno ed esterno di Poeschel si contrappone un’altra versione possibile, che vede nelle tavole perimetrali – analogamente alla terra incognita sui planisferi medievali – la rappresentazione degli ignoti territori pagani ai margini del mondo, mentre le tavole interne simboleggiano la terraferma conosciuta.

Il ciclo interno (49 – 153). Da leggersi fila per fila da sinistra a destra.

49 – 55. Tre re in trono con i coltelli per la circoncisione (49 – 51), secondo Poeschel gli antenati veterotestamentari di Cristo, Davide, Salomone e Roboamo; due figure femminile (52, 53), a detta di Poeschel Sinagoga ed Ecclesia, secondo opinioni più recenti figure accessorie alla contigua scena dell’Annunciazione (54, 55).

56 – 62. Sogno di Giuseppe con angelo (56, 57), Visitazione (58), Annunciazione ai pastori (59), Natività (60 – 62).

63 – 69. Corteo dei Re Magi guidati dall’angelo (63 – 66), i Magi al cospetto di Erode con tre cavalli in attesa (67 – 69).

70 – 76. Adorazione dei Magi (70 – 73), i Re Magi di nuovo guidati dall’angelo sulla via del ritorno (74 – 76).

77 – 83. Re a cavallo (77), Purificazione della Vergine (78), Presentazione al Tempio (79), Sogno di Giuseppe (80), Fuga in Egitto (81 – 83).

84 – 90. La Sacra Famiglia (84), Erode ordina agli sgherri di uccidere i bambini (85, 86), Strage degli innocenti (87 – 90).

91 – 97. Gesù anima uccelli d’argilla (91), Gesù dodicenne al tempio (92, 93), Giovanni predica nel deserto (94 – 97).

98 – 104. Battesimo di Cristo nel Giordano (98), tre Tentazioni di Cristo da parte del diavolo (99 – 101), Cristo e due angeli serventi (102), Nozze di Cana (103, 104).

105 – 111. Cristo e il centurione di Cafarnao (105), Cristo guarisce i malati (106), l’indemoniato di Gerasa (107, 108), la donna cananea (109), lo storpio alla piscina di Bethesda (110, 111).

112 – 118. Guarigione di un paralitico (112), Resurrezione di Lazzaro (113 – 115), Cristo e la samaritana (116), Cristo insegna nella scuola di Nazareth (117 – 118).

119 – 125. Gesù e i bambini (119), Invio degli apostoli (120 – 112), Trasfigurazione: Cristo tra Mosè ed Elia, tre Apostoli in ginocchio (123 – 125).

126 – 132. Entrata in Gerusalemme con Zaccheo sull’albero e uomini che spargono rami di palma (126 – 130), Purificazione del tempio (131, 132).

133 – 139. Tradimento di Guida, incarico e pagamento (133, 134), Lavanda dei piedi (135), Ultima Cena (136, 137), Cristo sul Monte degli Ulivi (138, 139).

140 – 146. Cattura di Cristo con Pietro e Malco, il bacio di Giuda (140 – 143), Cristo davanti a Pilato (144), Gesù schernito e coronato di spine (145, 146). – Interruzione della Passione.

147 – 153. Scene della vita di san Martino: il santo a cavallo e il mendicante (147, 148), san Martino riceve l’accolitato dal vescovo Ilario (149), san Martino risveglia un morto (150), il diavolo appare a san Martino in sembiante di re (151 – 153).

(Kunstführer durch Graubünden, ed. Società di storia dell’arte in Svizzera, Zurigo 2008)